Pozzoli Augusto
Pozzoli Augusto
Biografia (tratta dal suo blog)
“Ho lavorato per una trentina d’anni al Corriere, redattore specialista soprattutto di scuola. Sono direttore del sito www.scuolaoggi.org Ho conosciuto una decina di ministri della pubblica istruzione (quando i ministri erano difensori della scuola pubblica, anche se democristiani). Ho conosciuto direttori generali del ministero, decine di provveditori, migliaia di presidi e di insegnanti, ma soprattutto studenti e genitori. Sono stato, insomma, testimone degli avvenimenti più clamorosi della storia scolastica, ma anche dei successi silenziosi di chi ai propri allievi dava l’anima e cercava, nonostante le contraddizioni, di sviluppare il massimo della qualità di questo servizio. Ho seguito gli studenti in piazza. Ho denunciato il mercato dei diplomi, ho assistito a un processo in cui funzionari, presidi e ispettori subirono a una condanna complessiva di 100 anni di reclusione. In appello tutti assolti. E i diplomifici continuano ancora a proliferare. Ma non sono per questo rassegnato a cercare di capire che cosa sta succedendo. Soprattutto oggi.”
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Da nota 1) del testo : “Come allenare i figli a studiare con professionalità” nel capitoletto: Dall’esempio di alcuni colleghi con grande esperienza, lo stimolo a innovare il rapporto con ragazzi e genitori.
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VOTI COME NECESSITÀ TECNICA PER MIGLIORARE LE PROSSIME PRESTAZIONI
Per la valutazione si stabilivano a priori un campionario di possibili errori, col grado di gravità, in base al quale proporre il voto. La “pre-correzione” dei compiti scritti fatta dai ragazzi, con la scoperta e la valutazione degli errori altrui, li abituava a non considerare più i brutti voti come una punizione ma a considerarli per quello che realmente dovevano essere, ossia una necessità tecnica per migliorare le loro prestazioni.
Ecco perché i voti andrebbero usati come una “paga” per il lavoro svolto, come stimolo positivo e riconoscimento del lavorato svolto. Non si risolve il problema dell’apprendimento con i voti che fanno constatare che la maggioranza della classe non ha capito le spiegazioni, ma stimolando l’interesse di coloro che ascoltano e nel fornire i chiarimenti richiesti.
MERITOCRAZIA ?
Oggi, nell’ambito delle nuove direttive del ministero della Pubblica Istruzione, orientate a tener conto della meritocrazia nel computo delle retribuzioni degli insegnanti, forse potrebbero essere prese in considerazione anche attività supplementari di questo tipo.
A scanso di equivoci, non sto proponendo di adottare il “buonismo” che intende assicurare a tutti la promozione per grazia ricevuta. (2)
No assolutamente. Innanzitutto perché sarebbe ingiusto trattare allo stesso modo chi si impegna, segue attentamente le lezioni a scuola e studia a casa e chi invece a scuola disturba i compagni e a casa invece di studiare va in piazza a giocare.