Odifreddi Piergiorgio
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Piergiorgio Odifreddi
Piergiorgio Odifreddi (Cuneo, 13 luglio 1950) è un matematico, logico e saggista italiano. I suoi scritti, oltre che di matematica, trattano di divulgazione scientifica, storia della scienza, filosofia, politica, religione, esegesi, filologia e di saggistica varia. […] Oltre all’attività accademica, ha intrapreso un’attività divulgativa, iniziata con collaborazioni a vari giornali e riviste Ha al suo attivo una produzione saggistica, su argomenti di vario genere che mirano a mostrare la pervasività della scienza in generale, e della matematica in particolare, nella cultura umanistica: soprattutto nella letteratura, nella musica e nella pittura, ma anche nella filosofia e nella teologia. La sua produzione in quest’ultimo campo ha però ricevuto più attenzione per gli aspetti critici nei confronti della religione, che per quelli divulgativi della scienza e della matematica (vedi le sezioni Critica religiosa e Polemiche).[…] Nel tempo Odifreddi è stato identificato come anticlericale anche in relazione alla sua presenza in TV in trasmissioni e dibattiti concernenti la religione e nel 2003 è stato nominato presidente onorario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti accanto a scienziati come Margherita Hack, Danilo Mainardi e altri. Tuttavia le polemiche maggiori sono state sollevate nel 2007 dalla pubblicazione di Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), soprattutto a causa dell’introduzione, intitolata Cristiani e cretini, ripresa da un articolo di poco precedente, nella quale viene ricordato che una delle etimologie correntemente proposte per la parola «cretino» è la derivazione da «cristiano», tramite il francese chrétien/crétin
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Dopo aver letto questo libro mi sono deciso a cercare la verità sul Cristianesimo andando alla ricerca di fatti verificabili che, oltre alla tradizione della Chiesa, dimostrino che Dio esiste e che Gesù Cristo è figlio di Dio.
Citato nel Testo “Come allenare i figli a studiare con professionalità” nell’appendice “Messaggio ai genitori cattolici (praticanti e non, solo se interessati)
Piergiorgio Odifreddi nel suo “Perché non possiamo dirci cristiani (e meno che mai cattolici)” si richiama nel titolo al discorso: “Perché non sono cristiano” pronunciato il 6 marzo 1927 dal matematico filosofo Bertrand Russell, (Vedi ”Perché non sono cristiano” di Bertand Russell, Longanesi & C, Milano 1960), che da “agnostico” non considera Dio come necessaria “causa prima” di tutte le cose contingenti che costituiscono l’Universo; dichiara di non sapere se un Dio possa esistere o no, ma la constatazione che nel mondo esiste il male lo induce ad escludere (come Voltaire), l’esistenza del Dio infinitamente buono dei cristiani.
PER ODIFREDDI I CRISTIANI SAREBBERO CRETINI
L’Odifreddi inizia dichiarando i cristiani sinonimo di cretini (in francese ”cretins”), infatti per lui i cattolici sarebbero delle persone che hanno un’intelligenza inferiore alla media.
Per lui diventa un obbligo morale evidenziare nei testi, che i cattolici considerano sacri, tutte le contraddizioni possibili, e rispolverare le Crociate e le Inquisizioni, esagerando il numero delle vittime, e tacendo sulle situazioni storiche, per decidere che la Chiesa Cattolica non è santa e caritatevole come vorrebbe far credere di essere. Egli si basa sul preconcetto che Dio non esiste e perciò è impossibile qualsiasi manifestazione soprannaturale. Egli considera tutte le religioni false superstizioni, e i loro adepti pronti a scatenare sempre nuove “guerre di religione”.
A quanto sostengono Odifreddi e Bertrand Russell aveva già risposto nel 1942, il filosofo, storico Benedetto Croce col suo saggio “Perché non possiamo non dirci “cristiani”.
Il Croce, da laico o, come lui si definisce, da “cristiano libero”, non asservito alla Chiesa, nei suoi “Discorsi di varia filosofia” (Volume I cap.II “Perché non possiamo non dirci “cristiani” Gius. Laterza & Figli, Bari 1959) scrive: […] “Il cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuta: così grande, così comprensiva e profonda, così feconda di conseguenze, così inaspettata e irresistibile nel suo attuarsi, che non maraviglia che sia apparso o possa ancora apparire un miracolo, una rivelazione dall’alto, un diretto intervento di Dio nelle cose umane, che da lui hanno ricevuto legge e indirizzo affatto nuovo.
E TUTTE LE ALTRE RIVOLUZIONI, NON SOSTENGONO IL SUO CONFRONTO
Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate. Tutte,non escluse quelle che la Grecia fece della poesia, dell’arte, della filosofia, della libertà politica, e Roma del diritto: per non parlare delle più remote della scrittura, della matematica, della scienza astronomica, della medicina, e di quanto altro si deve all’Oriente e all’Egitto. E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni, in quanto non furono particolari e limitate al modo delle loro precedenti antiche, ma investirono tutto l’uomo, l’anima stessa dell’uomo, non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana, in relazione di dipendenza da lei, a cui spetta il primato perché l’impulso originario fu e perdura il suo. […] Ed ebbe una lunga età di gloria che fu chiamata il medio evo […] nella quale non solo portò a termine il cristianizzamento e romanizzamento e incivilimento dei germani e di altri barbari, non solo impedì le rinnovate insidie e i certi danni di nuove-vecchie eresie, […] , non solo animò alla difesa contro l’Islam, minaccioso alla civiltà europea, ma tenne le parti della esigenza morale e religiosa […]
LA VIOLENTA POLEMICA ANTIECCLESIASTICA SI È SEMPRE ARRESTATA AL RICORDO DI GESù
Neppure sono valide le altre comuni accuse alla Chiesa cristiana cattolica per la corruttela che dentro di sé lasciò penetrare e spesso in modo assai grave allargare; perché ogni istituto reca in sé il pericolo delle corruttele, delle parti che usurpano la vita del tutto, dei motivi privati e utilitari che si sostituiscono a quelli morali, e ogni istituto soffre nel fatto queste vicende e di continuo si sforza di sorpassarle e di restituire le condizioni di sanit […] Una ben significante riprova porge di questa storica interpretazione il fatto che la continua e violenta polemica antichiesastica, che percorre i secoli dell’età moderna, si è sempre arrestata e ha taciuto riverente al ricordo della persona di Gesù, sentendo che l’offesa a lui sarebbe stata offesa a sé medesima, alle ragioni del suo ideale, al cuore del suo cuore. Gli è che, sebbene tutta la storia passata confluisca in noi e della storia tutta noi siamo figli, l’etica e la religione antiche furono superate e risolute nell’idea cristiana della coscienza e dell’ispirazione morale […], e nella nuova idea del Dio nel quale siamo, viviamo e ci muoviamo, e che non può essere né Zeus né Jahvé e neppure (nonostante le adulazioni di cui ai giorni nostri si è voluto farlo oggetto) il Wodan germanico; e perciò specificamente, noi nella vita morale e nel pensiero, ci sentiamo direttamente figli del Cristianesimo. […] E il Dio cristiano è ancora il nostro“.
Recentemente in Internet ho scoperto un video di Repubblica Tv nel quale Piergiorgio Odifreddi il 12 aprile 2013 ha tenuto una lezione ai giovani detenuti della Casa di reclusione di Rebibbia sul tema “scienza e fede”. Una lezione, durata un paio d’ore, nella quale l’illustre matematico dichiara esplicitamente che il Papa per poter confrontarsi con la scienza, dovrebbe innanzitutto riconoscere che non c’è nessuna prova storica sulla esistenza di Gesù Cristo e come esempio delle favole cristiane si diverte, a prendere in giro l’ascensione al Cielo di Gesù Cristo e, della Madonna (considerata come dote di famiglia) che partono alla maniera di Superman come missili verso il cielo.
Personalmente obbietto che si può rilevare che esistono diverse prove storiche indirette che Gesù Cristo è esistito come uomo come il cosiddetto, “testimonium flavianum” (pur contestato per probabili correzioni apportate all’originale) che indica un passo contenuto nelle Antichità giudaiche scritte dallo storico ebreo Flavio Giuseppe che conferma sostanzialmente il resoconto dei Vangeli.
(Da Wikipedia) “Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani» (Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche).
L’Odifreddi, con i suoi discorsi, prende in giro qualche miliardo di persone: cristiani, ebrei, e ismaeliti che, a titoli diversi, con le loro sacre scritture e le loro tradizioni, sono certi dell’esistenza storica di Gesù Cristo.“Gesù, povero laico di cultura rurale, diventato profeta e maestro senza credenziali”, fuori dalla predicazione degli apostoli non si sa bene chi fosse, ma si sa che esisteva.
Lo sanno bene i giudei suoi tifosi, tra i quali Paolo (Saulo) di Tarso, suo iniziale persecutore che, dopo sei anni dalla sua morte, recandosi da Gerusalemme a Damasco per organizzare la repressione dei cristiani della città, fu improvvisamente avvolto da una luce fortissima e udì la voce del Signore che gli diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. Reso cieco da quella luce divina, Paolo vagò per tre giorni a Damasco, dove fu poi guarito dal capo della piccola comunità cristiana di quella città, Anania. L’episodio, noto come “Conversione di Paolo“, diede l’inizio all’opera di evangelizzazione di Paolo che morì decapitato, probabilmente tra il 64 e il 67, vittima della persecuzione di Nerone.
Lo sanno bene gli ebrei, fedeli alla legge di Mosè, che non lo riconoscono come Dio, ma lo giudicano peccatore degno di morte, proprio perché Gesù si proclama figlio di Dio.
Lo sanno i Romani che lo crocefissero. Ma ne sono certi anche i Mussulmani (cfr.. Wikipedia) come risulta indirettamente dal Corano, in cui si dice che “i seguaci dell’Islam onorano la figura di Gesù e credono nel suo concepimento virginale da Maria – definita appunto al-Batūl, “la Vergine”. Per gli Ismaeliti Gesù è un grande profeta di Dio, ma uomo, e non di natura divina. Ha compiuto miracoli «col permesso di Allah» cosa che non fu concessa neanche a Maometto”
Sono certi dell’esistenza di Gesù Cristo anche Induisti e Buddisti (sempre da Wikipedia): “dall’Induismo Il guru Ramakrishna credeva che Gesù fosse un’incarnazione di Dio – come anche Buddha e Krishna. Il guru […] Paramahansa Yogananda riteneva Gesù la reincarnazione di Eliseo, e sosteneva fosse discepolo di Giovanni Battista”.
O da “alcuni buddhisti – tra i quali l’attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso– considerano Gesù come un bodhisattva (= “illuminato”) che ha dedicato la sua vita al bene dell’umanità, caratterizzando la sua predicazione con valori tipici del Buddhismo, quali pazienza, tolleranza, compassione. Tuttavia, Gesù non viene considerato manifestazione di un dio creatore, fonte unica e ultima di salvezza.”
Dal secolo XVIII in poi non si contano le ricerche storiche, archeologiche e esegetiche su Gesù Cristo a cominciare dalla data di nascita che dovrebbe risalire tra il 7 e il 4 a.C. (quella che appare la più probabile si situerebbe durante l’estate del 6 a.C., e quella della morte nell’aprile del 30 d.C.)
In effetti la conoscenza delle date precise è una questione del tutto marginale, in quanto a nessun cristiano importa sapere se Gesù avesse 33 o 36 anni quando è morto, né se la stella che condusse i magi a Betlemme, circa due anni prima della morte di Erode il Grande (avvenuta nel 4 a.C.) fosse la cometa di Halley o la triplice congiunzione tra Saturno e Giove.
(Cfr Firpo G., Il problema cronologico della nascita di Gesù, Paideia, Brescia 1983 (ampia bibliografia alle pp. 279-285); Theisen – Merz, Il Gesù storico, Queriniana,1999 ; J. Mayer, Un ebreo marginale Queriniana, 2009; Egan J. M., The fullness of time: essays in biblical chronology, Sator Press, Elmira (N.Y.) 1990)
Il matematico P. Odifreddi, che mette la “Natura” al posto di Dio Creatore, negando a priori l’esistenza di Dio, per principio, non può ammettere l’esistenza di Gesù Cristo come figlio di Dio, e mettendo in dubbio anche l’esistenza di Gesù come uomo, si dimentica anche, che l’esistenza di Gesù Cristo è presa dal mondo occidentale, come riferimento per le ere storiche, suddivise in PRIMA E DOPO CRISTO.
Alle affermazioni del matematico Odifreddi rispondo anche nel capitolo sulla Sindone
SOPRA GLI OCCHI DUE MONETE CONIATE SOTTO PONZIO PILATO
Dall’analisi al computer dell’immagine della Sindone sono state rilevate le impronte di due monete, coniate sotto Ponzio Pilato tra il 29 e il 32 dopo Cristo, messe, secondo l’uso del tempo, per tener chiuse le palpebre degli occhi, al momento della sepoltura.
Questa scoperta è importantissima, perché essa rende certa la data della Sindone e toglie validità alle datazioni al C14 fatte da tre famosi laboratori, analisi che datavano il telo della Sindone nel medioevo intorno al 1300 d.c..
È recentissimo lo Speciale “Porta a Porta” condotto da Bruno Vespa che è andato in onda Venerdì Santo del 2013, alle 20.30 su Rai1, prima della Via Crucis con Papa Francesco, video dedicato alla possibile soluzione del mistero della Sindone.
Nello speciale televisivo vengono presentati nuovi esperimenti scientifici eseguiti dal prof. Giulio Fanti, docente della Facoltà di Ingegneria di Padova, che confermano una datazione al I secolo d.C. della Sindone di Torino, smentendo anch’essi la datazione medievale risultante dalle ricerche col Carbonio 14.
VANGELI E SINDONE SONO DUNQUE STORICAMENTE VERI
Risulta dunque evidente che l’immagine impressa nella Sindone corrisponde esattamente a quanto descritto dagli evangelisti nel racconto della “Passione”, perciò è logico e plausibile ritenere che l’uomo crocefisso ritratto nella Sindone sia il Cristo dei Vangeli. Ossia Vangeli e Sindone dimostrano reciprocamente di essere storicamente veri.
TOCCA AI NON CREDENTI DIMOSTRARE LA NON ESISTENZA DI DIO
Gli atei nel loro sito “UAAR” sotto il titolo “L’[in]esistenza di Dio” affermano: “I credenti non sono in grado di dimostrare che Dio esiste, i non credenti non sono in grado di dimostrare che Dio non esiste. Con un importante corollario: i secondi ritengono che l’onere della prova ricada sui primi.” A questo punto, tutti gli esami scientifici eseguiti sul telo della Sindone sopra riportati, per i credenti, dimostrano inconfutabilmente l’esistenza storica di Gesù Cristo. pertanto ora tocca ai non credenti dimostrare il contrario.
Inoltre l’equipe del prof. Giulio Fanti, con l’esperimento del manichino messo sotto il telo di lino e sottoposto ad una corrente elettrica di 200.000 volt dimostra anche che la formazione dell’immagine sulla Sindone potrebbe essere dovuta da una misteriosa energia emanata dal corpo di Gesù mentre risorge. Questa evidentemente è un’ipotesi che tocca agli atei invalidare, ipotesi molto più probabile della loro affermazione che la Sindone è opera di Leonardo da Vinci, ipotesi già ritenuta assurda e che si può sostenere solo in malafede. (Secondo John Jackson, direttore di un centro studi sulla Sacra Sindone negli Stati Uniti, l’ipotesi del falso di Leonardo sarebbe infondata: egli sostiene infatti che esiste un medaglione commemorativo, risalente alla metà del XIV secolo e conservato al Museo di Cluny, per cui la prima notizia sulla Sindone precederebbe di circa 100 anni la nascita di Leonardo.)