Socci Antonio
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Socci Antonio
Antonio Socci (Siena, 18 gennaio 1959) è un giornalista e scrittore italiano.
Biografia Di famiglia proletaria, figlio e nipote di minatori, negli anni del liceo milita negli ambienti della sinistra per poi approdare nel 1977 a Comunione e Liberazione. Frequenta quindi l’università di Siena, dove segue i corsi di critica letteraria di Franco Fortini e dove, nel 1983, si laurea in Lettere moderne con una tesi in filologia romanza sulla Divina Commedia. [...]
Nel 1984 inizia a lavorare al settimanale Il Sabato e si sposa. Torna tuttavia a Siena per tre anni a dirigere l’ufficio cultura della Provincia, avendo vinto il relativo concorso pubblico. Nel 1985 nasce la sua prima figlia, Caterina, l’anno successivo la seconda, Maria, e nel 1997 il terzo figlio, Michelangelo. [...] Rientrato al Sabato, a causa dell’inchiesta giornalistica in tre puntate sulla crisi del mondo cattolico Tredici anni della nostra storia, nel 1987 viene denunciato con Roberto Fontolan al tribunale ecclesiastico della diocesi di Milano dall’associazione di cattolici progressisti Rosa Bianca per alcune affermazioni negative su Giuseppe Lazzati. Il cardinal Martini fa opera di mediazione, cui Il Sabato aderisce ripubblicando l’inchiesta con una prefazione in cui il filosofo Augusto del Noce afferma che non vi è contenuta alcuna critica “per la figura morale di Lazzati”. [...] Dirige per alcuni mesi la rivista internazionale 30Giorni nella Chiesa e nel mondo, poi torna al Sabato e, dopo la sua chiusura nel 1993, passa al Giornale come editorialista. Ha collaborato e collabora con Il Foglio, Libero e con Panorama. Nel 2002 è chiamato in Rai, come vicedirettore di Rai 2. È stato autore e conduttore del programma Excalibur (2002-04). Dal 2004 è direttore – per conto della Rai – della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia. [...]
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Citato a pag.5 nella premessa al “Messaggio ai genitori cattolici (praticanti e non, solo se interessati)” che è l’Appendice del testo “Come allenare i figli a studiare con professiona-lità” poi a pag. 11 e alle pagine 22 e 24
PREMESSA Federica, uccisa nel paradiso senza crocifissi Lloret de Mar come metafora del nostro tempo… I socialisti di Zapatero hanno annunciato di voler togliere i crocifissi dagli spazi pubblici. Il caso ha voluto che la notizia uscisse in contemporanea con l’assassinio di Federica, proprio in Spagna, a Llorett de Mar, in un divertimentificio che è il nuovo santuario dello sballo giovanile. Dove la discoteca è – come ha spiegato Vittorino Andreoli – la cattedrale pagana di “un grande rito di trasformazione collettiva” che fa dimenticare la vita e la realtà. Gli ingredienti (anche chimici) di questa “nuova religione” sono noti, con il solito comandamento: “vietato vietare”. La felicità si trova davvero lì? E perché Federica ci ha trovato la morte, macellata come un agnello? Nessuno ci riflette. Nell’euforica Spagna le autorità sembrano preoccupate soprattutto che il delitto non porti pubblicità negativa alla località turistica. E vai con la tequila bum bum, dimentichiamo la povera Federica e via i crocifissi. Anche noi da tempo li abbiamo tolti dai cuori, oltreché dalla vita pubblica. Anzi, l’immagine del crocifisso o quella della Madonna vengono periodicamente dileggiati da sedicenti artisti in nome della libertà d’espressione. Del resto il Papa stesso subisce questa sorte nelle manifestazioni di piazza della sedicente “Italia dei migliori”. E la fede cattolica viene azzannata, senza alcuna obiettività, in programmi televisivi che, se fossero realizzati contro qualsiasi altra religione, scatenerebbero subito l’accusa di intolleranza o razzismo. Contro Gesù Cristo invece sembra che tutto sia permesso. Poi, quando ci visita il dolore o si consuma la tragedia o assistiamo all’orrore, gridiamo furenti – col dito accusatore – “dov’è Dio?”, “Perché non ha impedito tutto questo?”. Dopo l’ecatombe dell’ 11 settembre a New York si alzò questo stesso grido e una donna, in tutta semplicità, parlando in televisione rispose così: “per anni abbiamo detto a Dio di uscire dalle nostre scuole, di uscire dal no-stro Governo, e di uscire dalle nostre vite. E da gentiluomo che è, credo che Lui sia quietamente uscito. Come possiamo aspettarci che Dio ci dia le Sue benedizioni, e la Sua protezione, se prima esigiamo che ci lasci soli?” Continuava ricordando quando si lanciò la crociata perché non si voleva “che si pregasse nelle scuole americane, e gli americani hanno detto OK. Poi qualcun altro ha detto che sarebbe meglio non leggere la Bibbia nelle scuole americane. Quella stessa Bibbia che dice: ‘Non uccidere, non rubare, ama il tuo prossimo come te stesso…’, e gli americani hanno detto OK. Poi, in molti paesi del mondo, qualcuno ha detto: ‘Lasciamo che le nostre figlie abortiscano, se lo vogliono, senza neanche avvisare i propri genitori’. Ed il mondo ha detto OK”. Si girano film e show televisivi che sommergono le anime di fango. E si fa musica che celebra violenza, suicidio, droga o ammicca al satanismo. E tutti trovano questo normale e dicono che è solo un gioco, com’è normale che, secondo le statistiche, un bimbo italiano, prima di aver terminato le primarie, veda in media in tv 8 mila omicidi e 100 mila atti di violenza, ma per carità togliamo la preghiera dalla scuola ché sarebbe un atto di “violenza psicologica”. ”Ora” proseguiva quella donna americana “ci chiediamo perché i nostri figli non hanno coscienza, perché non sanno distinguere il bene dal male, e perché uccidono così facilmente estranei, compagni di scuola, e loro stessi. Probabilmente perché, com’è stato scritto, ‘l’uomo miete ciò che ha seminato’ (Galati 6:7). Uno studente ha ‘sinceramente’ chiesto: ‘Caro Dio, perché non hai salvato quella bambina che è stata uccisa in una scuola americana?’. Risposta: ‘Caro Studente, a Me non è permesso entrare nelle scuole americane. Sinceramente, Dio’ ”. Tutto questo non è solo americano. Dopo Auschwitz una folla di intellettuali accusò Dio: “Dov’eri? Come hai potuto permettere tutto questo?”. Nessuno ricordava quale fu la prima battaglia fatta dal nazismo appena arrivato al potere: la guerra dei crocifissi. Il nuovo regime pretese di spazzar via da tutte le scuole l’immagine di Gesù crocifisso. Fu uno scontro durissimo e la Chiesa fu praticamente lasciata sola a sostenerlo. Dov’erano gli intellettuali? Poi il nazismo,fra il 1939 e il 1940,spazzò via migliaia di “crocifissi viventi”, una eutanasia di massa per 70 mila disabili e malati mentali: ritennero le loro delle vite indegne di essere vissu-te e dettero loro “la morte pietosa”, ma anche in quel caso la Chiesa fu lasciata quasi sola perché nei cuori il crocifisso era stato spazzato via dalla pagana e feroce croce uncinata. E così alla fine Hitler scatenò la guerra e la Shoah. Dov’era Dio? Era stato cacciato da tempo. E stava agonizzando nei lager con Massimiliano Kolbe, Edith Stein o Dietrich Bonhoeffer, accanto a una moltitudine di crocifissi. Siamo la generazione che ha visto poi consolidarsi nel mondo il più immane tentativo di strappare Dio dai cuori, imponendo l’ateismo di Stato: l’impero comunista che si è risolto nel più colossale genocidio planetario di uomini e popoli. Tutto questo c’insegna qualcosa? No. Noi siamo la generazione che non impara dalle tragedie del suo tempo. E per questo forse sarà destinata a ripeterle. Non abbiamo forse consegnato la costruzione europea a una tecnocrazia laicista e dispotica che ha voluto strappare le radici cristiane dell’albero europeo? Ed eccoci all’inverno demografico, al declino e all’invasione islamica. Un grande economista come Giulio Tremonti, nel suo celebre libro, ha affermato che il riscatto è possibile solo con una rinascita spirituale. Ma noi siamo “gli uomini impagliati” di Eliot, con la testa piena di vento e il cuore pieno di solitudine. Abbiamo sputato su Gesù Cristo e sulla Chiesa credendo che questo fosse “libertà”, poi ci troviamo soli o disperati e allora puntiamo il dito accusatore sulla presunta “indifferenza” di Dio. Di quel Dio che non cessa un solo giorno di darci il respiro e di farsi incontro a noi. Siamo la generazione che non sa più dare senso alla vita, né speranza ai propri figli, che vede addensarsi all’orizzonte nubi cupe di crisi planetarie, di guerre, di carestie, ma non afferra la mano della “Regina della Pace”, presente fra noi per salvarci. Perché si ride del Mistero e del soprannaturale, mentre si va da maghi e astrologi, perché si crede ai giornali e a internet e non al Vangelo, perché si irride chi parla di Satana e dell’Inferno, ma si affollano come non mai sette sataniche o esoteriche, perché si venerano le maschere vuote dei palcoscenici e della tv e si disprezzano i santi, perché si crede che libertà sia poter fare qualunque cosa, anziché essere veramente amati. Questa stagione iniziò nel ’68, quando si cominciò a sparare sulla religione come “oppio dei popoli”, così oggi l’oppio (o la cocaina) è diventata la religione dei popoli, anche di notai, industriali e deputati. Nietsche tuonò contro il crocifisso perché – scrisse – abolì i sacrifici umani che erano il motore della storia pagana. E infatti oggi, cancellato il crocifisso dai cuori, sono tornati i sacrifici umani. Siamo la generazione che ha assistito tranquillamente in 30 anni allo sterminio – con leggi degli Stati – di un miliardo di piccole vite umane nascenti, il più immane sacrificio umano della storia. La generazione che torna a discettare di vite “indegne di essere vissute”, che pretende di trasformare i più piccoli esseri umani in cavie da laboratorio, che esige – specialmente “in nome della scienza” – che tutto sia permesso. In effetti “se Dio non c’è, tutto è permesso”. Ma con quali conseguenze? L’abbiamo visto nel recente passato. E siccome non ne traiamo le conseguenze lo vediamo nel presente e ancor più lo vedremo nel futuro. Qualcuno ha osservato: “Strano come sia semplice per le persone cacciare Dio per poi meravigliarsi perché il mondo sta andando all’inferno”.
Antonio Socci (Da “Libero”, 11 luglio 2008)
Si veda l’articolo a pag. 11 :
“Amare questa Chiesa infangata” che riporto in parte. “Che spettacolo. Ogni giorno valanghe di fango, da quei cannoni che sono i mass media e i potenti di questo mondo, contro la Chiesa. Ogni giorno oltraggi, calunnie, dileggi. “Lei, la Chiesa di Cristo, la Santa Chiesa, che ha subito fin dalla sua nascita le più feroci persecuzioni e che nel XX secolo ha dovuto sopportare il più oceanico macello della sua storia (45 milioni di credenti che hanno perduto la vita, in modo diretto o indiretto a causa della loro fede: dati provenienti da Oxford non dal Vaticano), lei che è stata perseguitata a tutte le latitudini, sotto tutti i regimi (da quello della Cina dei Boxers di inizio secolo, a quello massonico messicano, da quelli comunisti a quelli nazisti e fascisti fino a quelli pagani e a quelli islamici), lei che ha subìto il primo genocidio del Novecento, quello degli Armeni. Ma non interessano a nessuno i morti cristiani, le suore rapite, i missionari uccisi i cristiani cacciati da tanti Paesi. E’ forse interessato a qualcuno il lungo genocidio consumatosi a Timor Est o quello ventennale del Sudan ad opera del regime jihadista contro i cristiani del Sud, con due milioni di morti, quattro milioni di profughi e centinaia di migliaia di donne e bambini catturati e venduti come schiavi al Nord? A nessuno. Se ne accorse il New York Times nel 1998.”
Antonio Socci su Libero del 3 febbraio 2009
poi a pag. 22
Tornati dall’aldilà.
Ci sono fatti narrati da testimoni laici che garantiscono l’esistenza della vita nell’Aldilà.
Lo scrittore Antonio Socci, dopo l’esperienza dolorosa della morte temporanea della figlia Caterina (rimasta in assenza di battiti cardiaci per più di un’ora), ha effettuato una dettagliata inchiesta sulla vita oltre la vita, della quale riferisce nel suo libro “Tornati dall’Aldilà”. Nel libro l’autore narra alcune esperienze di pre-morte, esperienze che accadono più frequentemente di quanto si immagini, tanto che statisticamente interessano il 5 % della popolazione. La pre-morte, in inglese Near-Deth Experience NDE, riguarda persone che dopo la cessazione delle proprie funzioni vitali, sono state rianimate e raccontano di aver vissuto – durante la morte temporanea – un’esperienza extra corporea e un viaggio nell’aldilà. Spesso queste persone dicono di aver visto il proprio corpo dall’alto e sanno raccon-tare cos’è avvento attorno al proprio corpo che giaceva immobile sul luogo dell’incidente. Inoltre capita che raccontino di aver incontrato alcuni dei loro cari, morti da tempo o di aver visto il Paradiso e di non voler ritornare in vita. Tutte esperienze che dimostrerebbero l’esistenza dell’anima che continua a vivere dopo la morte del corpo. L’autore racconta poi casi, già noti, di resurrezioni avvenute alla presenza di san Pio da Petralcina o di san Giovanni Bosco (un suo allievo morto in peccato mortale è stato risvegliato, confessato e rinviato in paradiso) o di San Filippo Neri.
Infine a pag. 24
Nel già citato libro sull’Aldilà, Socci riporta diverse testimonianze di mistici e a proposito di Purgatorio, tra l’altro a pagina 202, riporta testimonianze di Santa Maria Faustina Kowalska e Santa Caterina da Genova e scrive: “In Purgatorio vi domina il fuoco come all’Inferno, ma assai diverso, perché è un fuoco d’amore che brucia dentro e purifica.[…] “Ciò che si patisce nel Purgatorio non sono pene imposte, ma una purificazione desiderata ardentemente dalle anime che vorrebbero ricongiungersi a Dio il prima possibile, ma si vergognano delle macchie che portano sul loro vestito[…] Il Purgatorio quindi è una sofferenza d’amore, mitigata dalla gioia immensa che finirà e che la dolorosa separazione si risolverà con il ricongiungimento all’amato”. […]. Poi a pagina 204 riporta il seguente aneddoto: “Si tramanda, nella vita di padre Stanislao Choscoa, che un giorno mentre questi pregava per i defunti vide comparire dinanzi a se un’anima purgante. Il suo volto era sofferente e il suo corpo terribilmente martoriato dalle fiamme. Stupito di vedere tali supplizi chiese quanto fosse intenso il bruciore dato da quel fuoco e l’anima rispose che la sofferenza era tale che una persona non avrebbe potuto sopportala nemmeno per un secondo, tuttavia gli disse di stendere la mano per sentire lui stesso e quando questi l’avvicinò vi lasciò cadere una minuscola goccia di sudore. Ecco che il padre cadde a terra contorcendosi dal dolore. Venne subito soccorso dai confratelli e raccontò il terribile avvenimento. Da lì in poi fu costretto a letto a causa dell’intenso bruciore che gli dava quella piaga che non si rimarginò più, e ogni volta si raccomandava ai suoi confratelli di fare penitenza perché ogni più terribile sofferenza terrena è sempre più sopportabile di un solo giorno in Purgatorio.” Aneddoto che non fa proprio venir voglia di andarci.