Chomsky
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Avram Noam Chomsky
Avram Noam Chomsky (Filadelfia, 7 dicembre 1928) è un linguista, filosofo e teorico dellacomunicazione statunitense. Professore emerito di linguistica al Massachusetts Institute of Technology è riconosciuto come il fondatore della grammatica generativo-trasformazionale, spesso indicata come il più rilevante contributo alla linguistica teorica del XX secolo. […]
Noam Chomsky nasce il 7 dicembre 1928 a Filadelfia, da una famiglia ebraica originaria dell’Europa dell’Est. Il padre, William (Zev) Chomsky è un rispettato studioso di ebraico, immigrato negli Stati Uniti dalla Russia nel 1913, di cui si ricorda l’opera Hebrew, the Eternal Language (1957). […] Noam studia linguistica alla University of Pennsylvania sotto la guida di Zellig Harris, fondatore del primo dipartimento di linguistica in una università americana. Qui ottiene il Bachelor (B.A.) nel 1949 e il Master (M.A.) nel 1951 con la tesi Morphophonemics of Modern Hebrew. Nel 1949 sposa la linguista Carol Schatz. Sempre alla University of Pennsylvania discute la tesi di dottorato, Transformational Analysis (1955), benché dal 1951 al 1955 svolga la sua attività di ricerca come Junior Fellow presso l’Harvard University a Cambridge, presso Boston, Massachusetts. Nel 1955 inizia la sua carriera come “assistant professor” al Massachusetts Institute of Technology (MIT), nella stessa Cambridge, istituzione dove tuttora opera e insegna.
Il 16 aprile 2004 ha ricevuto la Laurea honoris causa in Lettere dall’Ateneo fiorentino, “quale riconoscimento allo studioso eminente nel campo delle scienze del linguaggio e delle capacità cognitive e all’intellettuale da sempre impegnato in difesa della libertà di pensiero”. […] Il 1º aprile 2005 ha ricevuto la Laurea honoris causa in Psicologia dall’Università di Bologna. […] Il 17 settembre 2012 ha ricevuto un PhD honoris causa in Neuroscienze conferitogli dalla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. […]
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Citato nel “Manuale dello studente professionista” ” in nota 1) nel capitoletto: S.IV 3.1 Grammatica = regole per “non stonare”
Premetto di non essere uno specialista in materia, e di limitarmi quindi a fare alcune considerazioni pratiche su un metodo di studio pragmatico della grammatica di ogni tipo di lingua, tratto dalle mie esperienze personali.
Per svolgere bene un’attività è necessario aver imparato a svolgerla in modo automatico. Quando si guida ci si accorge di cambiare male una marcia quando si “gratta”, così quando si sbaglia ad applicare una regola di grammatica dovremmo sentire una “grattata”: una stonatura.
IMPARARE A NON STONARE
In modo spicciolo, anche nell’uso corretto della grammatica di una lingua, dovremmo imparare a non stonare. Attenzione si stona non solo sbagliando le tonalità, o gli accenti, ma anche usando delle doppie quando non ci vogliono o costruendo le frasi in modo non conforme alla sintassi della lingua o in mille altri modi. Un modo spontaneo di imparare una lingua è l’imitazione di chi la sa già. Come quando da bambini si impara un dialetto dalla mamma e dai compagni più grandi.
STUDIARE LA GRAMMATICA A ORECCHIO
Date queste premesse, può apparire meno eretico di quanto si pensi il consiglio di studiare la grammatica “a orecchio”, imparando a “non stonare”. Apprendere la grammatica in modo naturale,“a orecchio”, a prima vista può sembrare dissacrante, rispetto a certe abitudini scolastiche consolidate, ma in effetti si tratta soltanto di rovesciare il procedimento. Invece di dire o meglio scrivere una frase partendo dalle regole di grammatica, prima si scrive la frase in modo istintivo e poi si controlla se sono state rispettate le regole.(1)
CON I RAGAZZI STUDIANDO ‘BASIC’ O ‘PASCAL’(2)
Nel fare questa affermazione mi rifaccio a ciò che succedeva ai miei allievi in informatica nell’imparare un linguaggio di programmazione. All’inizio, quando enunciavo una regola di sintassi, anche ripetendola diverse volte, dovevo constatare che la gran parte degli allievi continuava a guardarmi con aria da tonti, mentre, appena si passava a esaminare qualche esempio, tutti capivano. Da questa constatazione abbiamo incominciato a esaminare prima vari esempi campione, poi a saperli imitare, e infine a ricavarne la regola che ognuno poi conosceva e applicava e, anche se faticava a enunciarla a memoria, era in grado di ricavarla partendo dagli esempi che conosceva.
(Anche i linguaggi artificiali, come quelli informatici, sono linguaggi con alfabeto, parole, sintassi, semantica. Questi linguaggi sono molto più semplici delle lingue parlate e sono dotati di una parte importantissima che riguarda la ‘gestione degli errori’, perché se un programma non è perfetto non funziona. Il bello è che la gestione degli errori è fatta in automatico dal sistema operativo che individua e segnala gli errori, facilitandone la correzione che deve poi essere effettuata dal programmatore.)