Racine

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Jean Racine

 Jean Racine (La Ferté-Milon, 22 dicembre 1639Parigi, 21 aprile 1699) è stato un drammaturgo e scrittore francese. Racine fu il massimo esponente, assieme a Pierre Corneille, del teatro tragico francese del Seicento

Nato in una famiglia di fede giansenista e rimasto orfano di madre in giovane età, la nonna gli diede la possibilità di studiare presso eminenti ellenisti che lo iniziarono ai classici greci, che influiranno notevolmente sulla sua opera. Per seguire gli studi filosofici si trasferì a Parigi, all’istituto religioso di Port-Royal (dove studiò anche Blaise Pascal); qui avrebbe dovuto studiare teologia, ma in quel periodo si avvicinò invece al teatro. […]

Nel 1677 divenne lo storiografo ufficiale della corte francese; nel 1679, forse a causa di uno scandalo di corte, si ritirò a vita privata. In quel periodo la sua fede giansenista rifiorì: Racine, che nel frattempo si era sposato, tornò al teatro solo tra il 1689 e il 1691, con opere a tema didattico-religioso tratte dall’Antico Testamento. […]

Membro dell’Académie française dal 1673, Racine ricevette nel dicembre 1690 una carica di «Gentilhomme ordinaire de Sa Majesté[1] [2] Divenne parimenti Tesoriere di Francia, carica che gli assicurava una rendita. Infine venne nominato storiografo del re nel 1677, contemporaneamente a Nicolas Boileau. […]

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 Citato nel “Manuale dello studente professionista” nell’ APPENICE: OPERAZIONE TEMA” al capitoletto :

A.I 4.1  Stesura: realizzare il progetto seguendo il piano di lavoro

Fatto un piano d’azione, composto da introduzione, corpo centrale articolato nelle varie argomentazioni e nella riassuntiva conclusione, come diceva Racine (Jean Racine famoso drammaturgo francese (1639 – 1699) : a questo punto l’opera è fatta, non resta che scriverla.

INTRODUZIONE CON ELENCAZIONE DELLE PARTI CHE SI SVILUPPERANNO

   L’introduzione consiste spesso nell’enunciazione della tesi che intendiamo sviluppare e l’elencazione delle varie sezioni in cui si svilupperà, essa serve a illustrare il nostro piano di lavoro, accennando al taglio che vogliamo dare al nostro componimento, per indirizzare il professore che correggerà il tema a capirci, senza lasciarlo ipotizzare idee diverse dalle nostre, idee che potrebbero anche indurlo a giudicarci fuori tema in partenza.

PARTIRE SEGUENDO IL FILO CONDUTTORE

   Quanto alla stesura dell’elaborato non resta che iniziare decisamente, seguendo il nostro filo conduttore, realizzando man mano il progetto pensato. Nella stesura siamo spesso istintivi e non badiamo troppo alle proporzioni per cui in qualche parte ci dilunghiamo e forse esageriamo nei particolari o siamo portati a qualche divagazione, ma per non interrompere la nostra vena è bene procedere come ci viene di getto altrimenti rischiamo di arenarci.

SINTESI DEL DISCORSO, CONCLUSIONE CHIARA E DEFINITIVA

    Nessun tema può considerarsi finito senza un cenno di conclusione. La conclusione deve essere la sintesi del nostro lavoro, sintesi che avevamo in mente fin dall’inizio, e verso la quale abbiamo via via orientato chi ci legge. La conclusione deve essere logica, chiara, definitiva: ossia non deve lasciare dubbi o malintesi. Se dovessimo accorgerci che la nostra conclusione non ha queste qualità, sarebbe necessario aggiungere delle argomentazioni complementari, che eliminino gli eventuali dubbi.