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RENATO FARINA
Laureato in Filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha iniziato a scrivere sul settimanale Solidarietà (di Seveso-Desio), per il quale ha seguito il caso della nube tossica di Seveso (10 luglio 1976). Nel 1978 entra nel settimanale Il Sabato (fondato in quell’anno), dove rimane fino alla chiusura, avvenuta nel 1993. Nel 1981 sul “Sabato” scrisse delle apparizioni di Međugorje. Fu il primo giornalista non jugoslavo a scriverne. [...]
Successivamente è stato vicedirettore a Il Giornale di Vittorio Feltri e a Il Resto del Carlino. Fino all’ottobre del 2006 è stato vicedirettore di Libero, che ha fondato con Vittorio Feltri nel luglio del 2000. [...]
In televisione è stato autore e conduttore de L’InFarinata su Raisat Extra e consulente di Gad Lerner per il programma L’infedele. [...]
Ha affermato di avere avuto tre maestri: don Luigi Giussani («per lo sguardo sulle cose e la scrittura concisa»); Giovanni Testori («mi ha insegnato ad osare, a spezzare le famose regole del giornalismo»); Vittorio Feltri («è un genio del giornalismo») [...]
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Citato nel Messaggio riservato ai genitori cattolici (praticanti e non, solo se interessati) appendice del testo “Come allenare i figli a studiare con professionalità”
NO ALLO SCANDALO DELLA BESTEMMIA TRA I GIOVANI
Se i Mussulmani possono proclamare che chi non è seguace di Maometto è un “cane infedele” da eliminare, e se gli atei possono esporre in piazza cartelloni che, come primo comandamento, proclamano “Sbatezzatevi”, o possono presentare degli spot sugli autobus “Dio non c’è, godetevi la vita” permettetemi di ricordarvi, cari genitori cattolici, che anche noi, abbiamo almeno il dovere di far presente ai nostri figli che chi bestemmia, oltre a offendere gravemente Dio, fa la figura di un CAFONE MALEDUCATO.
Affinché ci si renda conto del dilagare del malcostume della bestemmia, riporto un articolo pubblicato sul quotidiano “Libero” del 3 novembre 2004 a firma di Renato Farina.
I calciatori possono bestemmiare impunemente.
IN CAMPO VIGE L’ASSOLUTA LIBERTÀ D’INSULTO, MA SOLO CONTRO IL PADRETERNO.
Una volta si diceva: bestemmia come un carrettiere. Si marchiava la categoria con un certo disprezzo, ma pure con qualche comprensione. Poveretti. In fondo, Domineddio poteva trattarli un po’ meglio. Adesso i fuoriclasse del ramo sono i calciatori: magari ciccano il pallone, però in materia religiosa sono dei fulmini. Bisognerebbe aggiornare il detto; bestemmiare come un centravanti. Non gli va poi così male, ma i miliardi non bastano mai. Ci sarebbe persino il codice, per cui bestemmiare non è reato ma resta un illecito amministrativo. La faccenda insomma sarebbe vietata. Figuriamoci. Mica se la prendono con Allah, non alimentano lo scontro di civiltà, e allora se po’ fa. Ci sono infrazioni alla moda e altre meno. Se un allenatore viene sorpreso a fumare in panchina è immediatamente multato, l’atto ritrasmesso e censurato, segnalato agli organi disciplinari per il cattivo esempio che dà, anche se sta all’aperto. Invece se un campione inveisce contro Nostro Signore e la Madonna, <ci può stare>. Prima il segno della croce poi il bestemmione. Capita ad ogni giornata di campionato. È come una spinta in area: se si dovessero fischiare tutte, ci sarebbero cento rigori. Così i calciatori si sono conquistati il diritto a bestemmiare gratis. L’episodio più sesquipedale s’è verificato sabato sera. Ho atteso che qualche grande moralista del fuorigioco e del vaffa si scomodasse per l’offesa all’Altissimo, niente. Ci si scalda se Antonio Cassano smoccola contro Del Neri, uno lo scusa per l’infanzia difficile, l’altro nota che poi però gli è andata di lusso. Diretta su Sky. Fabio Bazzani, centravanti della Sampdoria, qualche presenza in nazionale, sbaglia un gol contro il Milan. È il 39° del secondo tempo. La telecamera lo inquadra mentre barrisce come un elefante impazzito contro la Madonna, ma non si accontenta. In preda a un furore degno del Capaneo dantesco, che si prendeva la soddisfazione di maledire Dio, fregandosi delle punizioni, punta i due indici contro il cielo e urla a tutta voce scempiaggini su Dio. È così normale questa scena da scherzarci su: l’Unità segnala che “il sampdoriano Bazzani batte il record del mondo di bestemmia”, ma forse si può fare di meglio.
Se uno si leva la maglietta, ammonito, non sta bene. Bestemmiare invece si usa. L’arbitro Farina non sente o se sente lascia perdere. Anche il Processo del grande Aldo Biscardi sorvola. Nel calcio giovanile per le bestemmie si espellono i giocatori, in quello dei grandi, tutto è permesso, forse porta fortuna. I ragazzini imparano la virilità sublime del gesto e una certa vigliaccheria dell’ambiente: la colpa se non è dell’arbitro è sempre di qualcun altro.
Se la buttano dentro, corrono sotto la curva a farsi trattare da divinità azteche. Se inciampano nel pallone, giù madonne. In entrambi i casi preferiamo i carrettieri. Non siamo cittadini così zelanti da chiedere la multa per un muscolare tanto acuto da prendersela non con i suoi piedi squinternati ma col Padreterno. Ci dà fastidio la sciatteria, la corsa al peggio senza uno che dica basta per paura di passare da bigotto. I calciatori e gli arbitri sanno benissimo di essere osservati da cento telecamere. Hanno imparato a parlare mettendosi la mano davanti alla bocca per non farsi leggere sulle labbra. Quando discutono su come tirare un corner sono meticolosi. Pare sia stato l’allenatore Fabio Capello a propagare questa abitudine. Guai se scappa un’osservazione su Galliani o su Della Valle, ti freghi la carriera, in fondo Dio non querela.
Come siamo cambiati. Anni fa a un tennista scappò di sagrare durante una coppa Davis, successe un pandemonio. Si esagerò allora. Ma oggi ci dà pena lo spettacolo della sguaiataggine. Fingiamo di difendere la civiltà cristiana, ma non rispettiamo nulla, salvo le facce di tolla.