B. Russel

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Bertrand Arthur William Russell

Bertrand Arthur William Russell, terzo conte Russell (Trellech, 18 maggio 1872Penrhyndeudraeth, 2 febbraio 1970), è stato un filosofo, logico, matematico e saggista gallese. Nobel per la letteratura 1950. Fu anche un autorevole esponente del movimento pacifista e un divulgatore della filosofia.

     Bertrand
Russell nacque da una delle più prestigiose e potenti famiglie dell’aristocrazia britannica, i Russell, le cui origini risalivano al XII secolo

L’infanzia e l’adolescenza di Russell, anche a causa di un’oppressiva educazione puritana, non furono felici.

A quindici anni iniziò ad appassionarsi anche di filosofia, emancipandosi via via da quella religiosità a cui era molto legato ma dalla quale si sentiva soffocare. Dal 1890 studiò filosofia e logica presso l’Università di Cambridge.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, le sue idee pacifiste lo assorbirono completamente. […]  Nel 1920 fece un viaggio in Unione Sovietica e successivamente fu invitato per un anno a Pechino.

Politica

Bertrand Russell fu un convinto pacifista. Si oppose alla partecipazione del Regno Unito alla prima guerra mondiale. Per la sua posizione fu prima allontanato e poi perse la cattedra al Trinity College dell’Università di Oxford; infine fu incarcerato per sei mesi. Negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale, Russell fu fautore di una politica di pacificazione, ma alla fine riconobbe che Hitler doveva essere combattuto.

[…] A partire dagli anni cinquanta Russell, dopo avere sostenuto in una conferenza pubblica del 1948 la necessità di un attacco nucleare preventivo contro l’Unione Sovietica, divenne assieme a Albert Einstein un sostenitore autorevole del disarmo nucleare. La guerra in Vietnam fu l’ultimo obiettivo polemico del pacifismo di Russell, che insieme a Jean-Paul Sartre fondò il tribunale che prese il suo nome per processare gli Stati Uniti per crimini di guerra. […]

Religione

In materia di religione, Russell si dichiarava filosoficamente agnostico e ateo nella vita pratica. La sua attitudine verso il Dio cristiano era identica a quella verso gli dèi dell’antica Grecia: persuaso della mancanza di prove dell’esistenza di entrambi, con il celebre paragone della Teiera celestiale egli mostra come si possa inculcare nella mente delle persone qualcosa che si voglia far passare per “verità”. […] La sua posizione è spiegata nei saggi Io sono un ateo o un agnostico? e Perché non sono cristiano.

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 Citato  anche nel  “Messaggio ai genitori cattolici (praticanti e non, solo se interessati)“al capitoletto:  “Perché non possiamo dirci cristiani (e tanto meno cattolici)”