Introvigne Massimo

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                       Massimo Introvigne            

Massimo Introvigne (Roma, 14 giugno 1955) è un sociologo, filosofo e scrittore italiano. È il fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR), una rete internazionale di studiosi di nuovi movimenti religiosi e dal 5 gennaio al 31 dicembre 2011 ha avuto nell’ambito dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) il ruolo di Rappresentante per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni. Dal giugno 2012 è coordinatore dell’Osservatorio della Libertà Religiosa costituito dal Ministero degli Esteri italiano in collaborazione con Roma Capit ______________________________________________________________________________________

Citato nell’Appendice “Messaggio ai genitori cattolici (praticanti e non, solo se interessati)”del Testo “Come allenare i figli a studiare con professionalità” nel capitoletto: Che cosa c’è di vero nel romanzo “Il codice da vinci” di Dan Brown ?

   Vedi su www.cesnur.org Massimo Introvigne Il codice da Vinci: ma la storia è un’altra cosa”, di cui riporto la prima parte:                                                                                      “L’anticattolicesimo come ultimo pregiudizio accettabile”

   Immaginiamo questo scenario. Esce un romanzo in cui si afferma che il Budda, dopo l’illuminazione, non ha condotto la vita di castità che gli si attribuisce, ma ha avuto moglie e figli. Che la comunità buddista dopo la sua morte ha violato i diritti della moglie, che avrebbe dovuto essere la sua erede. Che per nascondere questa verità i buddisti nel corso della loro storia hanno assassinato migliaia, anzi milioni di persone. Che un santo buddista scomparso da pochi anni – che so, un Daisetz Teitaro Suzuki (1870-1966) – era in realtà il capo di una banda di delinquenti. Che il Dalai Lama e altre autorità del  buddista internazionale operano per mantenere le menzogne sul Buddha servendosi di qualunque mezzo, compreso l’omicidio.

   Pubblicato, il romanzo non passa inosservato. Autorità di tutte le religioni lo denunciano come un’odiosa mistificazione antibuddista e un incitamento allo scontro fra le religioni. In diversi paesi la sua pubblicazione è vietata, fra gli applausi della stampa. Le case cinematografiche, cui è proposta una versione per il grande schermo, cacciano a pedate l’autore e considerano l’intero progetto uno scherzo di cattivo gusto.

   Lo scenario non è vero, ma ce n’è uno simile che è del tutto reale. Solo che non si parla di Budda, ma di Gesù Cristo; non della comunità buddista, ma della Chiesa cattolica; non di Suzuki e del suo ordine zen ma di san Josemaría Escrivá (1902-1975) e dell’Opus Dei da lui fondata; non del Dalai Lama ma di Papa Giovanni Paolo II.

   Il romanzo in questione (nel 2006 le copie vendute hanno superato i 60 milioni), è sbarcato anche in Italia e la Sony ne ha tratto un film, diretto da Ron Howard. Come è stato correttamente osservato dallo storico e sociologo americano Philip Jenkins, il successo di questo prodotto è solo un’altra prova del fatto che l’anticattolicesimo è «l’ultimo pregiudizio accettabile».