
Camilla Montella
“Ho cominciato a fare la giornalista nella redazione del quotidiano Libero, in cronaca di Milano, e lì sono rimasta per cinque anni. Può piacere o no la testata, ma certo è un posto dove si impara: non troppo piccolo per scrivere solo necrologi e non troppo grande per finire a fare fotocopie. Non sono diventata Montanelli e non lo diventerò mai, per quello ci vuole un talento innato.
Ho imparato però a fare la cronista taccuino alla mano e mi hanno insegnato che si scrive come si parla, senza fronzoli e con un po’ di ironia. Sono stata spedita nei campi rom e nelle scuole occupate, mi sono travestita da escort per vedere quanto si guadagna, da barbona per vedere come si trova lavoro a giornata alla Stazione Centrale, da nomade per provare a occupare un prato con la tenda. E mi sono divertita.
Poi si diventa grandi e si capisce che la vita è anche altro e che non si può tornare a casa tutte le sere a mezzanotte, fine settimana compresi. Adesso faccio ancora la giornalista ma seguo l’ufficio stampa per due parlamentari. Un lavoro nuovo, nei grandi palazzi, con un linguaggio diverso. E mi diverto ancora. Una frase nota nell’ambiente dice: “Faccio il giornalista, sempre meglio che lavorare”. In realtà si fatica, ma non è niente male”
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Citata nel testo “Come allenare i figli a studiare con professionalità” nel capitoletto: “Seguire i figli nello studio, almeno fino alle prime classi delle Secondarie di secondo grado”.
Su “libero” del 13/12/2007 c’è un articolo di Camilla Montella “La scuola dà ripetizioni ai genitori incapaci” con sottotitolo “Nei licei di Milano corsi per imparare a educare i figli”, ciò sta a dimostrare che iniziative del genere potrebbero essere promosse in tutte le scuole in cui se ne rilevasse la necessità.