Intervista a Gianfranco Galli a PordenoneLegge


Pordenonelegge 2012
Incontro con l’autore Gianfranco Galli
presentato dal dr Giuseppe Ragogna

Con una originale prospettiva di “training” personale. Gianfranco Galli propone alcune importanti riflessio-ni sul rapporto tra metodo di studio e risultati scolastici.
Una prospettiva diversa, che esce dalle direttrici della pedagogia tradizionale, per attingere al mondo della preparazione sportiva e dell’impegno sul lavoro.
(presentazione fatta dallo Staff di “pordenonelegge”)
“Come allenare i figli a studiare con professionalità”

Domanda: Professor Galli perché questo titolo all’intervista?”
Risposta: Recenti statistiche confermano che il 70% degli studenti hanno in media più di 3 gravi insufficienze, e ciò si spiega perché gli Studenti, svogliati, vanno a scuola solo per obbligo e, non ottenendo risultati soddisfacenti, per sentirsi protagonisti fanno i bulli, e presto o tardi abbandonano la Scuola..
Evidentemente, finché gli studenti continueranno a rinviare le interrogazioni, a marinare la scuola quando ci sono compiti in classe, a ricorrere all’uso scorretto dei telefonini, collegandosi in Internet per ottenere aiuti esterni, e i professori, per non essere imbrogliati, saranno costretti a usare le interrogazioni per mante-nere la disciplina, la situazione non potrà migliorare.

D. Scusi professore, allora che cosa si dovrebbe fare?
R. Il cambiamento può venire solo dai genitori, tanto è vero che alcune scuole organizzano corsi per genitori, e stanno anche sorgendo associazioni tra genitori, specializzate per tale tipo di corsi, molte presso le Scuole Salesiane (cospespn@tin.it )
Ma esiste anche una soluzione che ho illustrato nel mio testo “Come allenare i figli a studiare con professionalità”.
Come spiegavo tempo fa a una mamma, che mi aveva chiesto perché avessi scritto il manuale indirizzato ai genitori, la risposta è evidenziata nel sottotitolo “Se i professori (con i voti) arbitrano solo partite ufficiali, l’allenatore chi lo fa?”. E, citando il motto che Henry Ford aveva fatto scrivere sui muri della propria fabbrica di automobili: “se non capisci il problema … fai parte del problema”, le avevo spiegato che lei, come molti altri genitori incon-trati durante i miei anni di insegnamento di Informatica gestionale, vorrebbe aiutare suo figlio nello studio, ma ritiene di non essere in grado di farlo, perché pensa di non sapere niente delle materie di studio del suo ragazzo.
Il problema sta proprio nel fatto che i genitori credono di dover-si sostituire agli insegnanti, mentre sono i figli che debbono concentrarsi su ciò che viene spiegato in classe al mattino ed essere poi in grado di raccontarlo ai genitori. Basterebbe che lei signora abituasse suo figlio a comportarsi come un giornalista che, prima di partecipare a una conferenza stampa, esamina l’argomento per poter interloquire con il relatore, prende appunti di ciò che viene detto durante la conferenza e scrive l’articolo subito dopo. Così facendo, lei alla sera, rivolgendo a suo figlio delle domande sensate e ascoltando le spiegazioni che lui le darà o non le darà, gli toglierà l’incubo delle interrogazioni, e diventerà il suo allenatore ideale. Ciò perché se lei non capirà le spiegazioni che il figlio le darà, vuol dire che neanche lui aveva capito le spie-gazioni del professore, e a sua volta il ragazzo potrà chiedere chiarimenti al professore rivolgendogli le stesse domande che lei ha fatto a lui.
D. Caro professore è tutta qui la sua proposta? Non le sembra un po’ poco per cambiare la grave situazione scolastica?
R. A prima vista chiedere spiegazioni agli insegnanti sembra un fatto banale, mentre in realtà ciò genera delle conseguenze di enorme portata. Infatti con la richiesta di chiarimenti si rovesciano i ruoli tra insegnante e allievo perché è lo studente che in-terroga e l’insegnante che deve rispondere.
Quando lo studente chiede un chiarimento, dimostra al professore di seguire le sue lezioni con interesse e questi si sentirà obbligato a rispondergli amichevolmente, inoltre il professore non temendo più di essere imbrogliato, muterà con lui il suo modo di interrogar-lo anche in futuro e tutte le interrogazioni potranno divenire dei colloqui amichevoli e non più degli “interrogatori da inquisizione”. (Tra l’altro, se lo studente venisse interrogato subito dopo, evi-terebbe di essere interrogato su ciò che ha appena dichiarato di non aver ben capito). Si noti che le richieste di chiarimenti, sono ben accette da parte dell’insegnante perché gli sono utili per verificare ciò che la classe non ha recepito, e che lui dovrebbe rispiegare.
Il meccanismo virtuoso si innesca quando le richieste di chiarimenti dello studente si estendono alle materie più importanti, perché più professori constateranno che lui si è messo a studiare d’impegno.
D. Scusi prof. perché lei parla solo del rapporto genitori figli, chiamando in causa gli insegnanti solo indirettamente?
R. Non v’è dubbio che i genitori debbono anche relazionarsi me-glio con gli insegnanti, ad esempio richiedendo incontri a tre geni-tore-figlio-insegnante, non per sgridare i ragazzi ma per capire i loro problemi e aiutarli a risolverli. I genitori dovrebbero anche partecipare più numerosi ai consigli di classe, magari chiedendo di potersi alternare tra loro, per seguire attivamente ciò che si sta svolgendo in classe durante l’anno scolastico. E, a tal proposito, potrebbero chiedere che, almeno gli insegnanti delle materie più importanti, agevolino la partecipazione attiva da parte dei genitori effettuando delle prolusioni che spieghino a genitori e allievi i punti salienti del programma che sarà svolto durante l’anno.
D. E come la mettiamo con i genitori che, per gli impegni di lavoro, non hanno tempo di seguire il figlio nello studio?
R. Questo è un falso problema perché il tempo si trova, basta volerlo, tra l’altro il manuale per i genitori suggerisce come farlo impegnandosi anche solo cinque dieci minuti al giorno (approfittando anche dei ritagli di tempo in macchina, o quando capita di parlare con il figlio) per abituarlo a rispettare le “regole del gioco” della professionalità che sono: pensare un piano, eseguirlo a regola d’arte e controllare di aver raggiunto gli obiettivi prefissati.
Evidentemente per fare l’allenatore nello sport bisogna sapere come si gioca, così i genitori per sapere come allenare i figli a studiare con professionalità devono leggersi prima i due manuali e poi, assistere il figlio quando leggerà la prima volta il manuale a lui dedicato. (Non si può raccogliere se prima non si semina).
Questi due manuali, oltre ad aiutare a stabilire un rapporto ideale con i figli, che unisce di più la famiglia, permettono di evi-tare le lezioni private, (una sola ora di ripetizione costa più dei due manuali insieme). In sintesi l’aiuto dei genitori si riduce ad interes-sarsi dei problemi quotidiani dei figli, mostrando come si fanno bene le cose, perché dall’esempio nascono le motivazioni più efficaci. (motivazioni che contribuiscono da sole per il 30 % del successo).
D. Professore può spiegarci le caratteristiche più importanti del “Manuale dello studente professionista”?
R. Anche questo manuale ha un sottotitolo molto significativo “Come andare a scuola per essere promossi sempre” e tratta “le regole del gioco” ossia i “fondamentali” dello studio:
- andare a scuola ben motivati per sfruttare al 100% il tempo passato in classe, collaborando attivamente con gli insegnanti senza più la paura delle interrogazioni, riducendo conseguentemente della metà il tempo da dedicare allo studio a casa,
- leggere per capire e ricordare (quando si legge si deve cerca-re ciò che ci interessa trascurando i bla … bla, leggendo a velocità variabile secondo le difficoltà del testo, cambiando marcia come si fa quando si guida); – prendere appunti in modo chiaro, anche delle domande e risposte delle interrogazioni dei compagni, per affrontare le interrogazioni col senno di poi; – come “allenarsi per i compiti scritti”, evitando con le “checking-list” gli errori abi-tuali, per poterli eliminare prima di consegnare i compiti in classe e raggiungere, dopo due o tre compiti, la sufficienza; – come “or-ganizzare il proprio lavoro“ in modo efficiente (nei tempi previsti).
D. Professore ci vuol spiegare il perché del “Messaggio riservato ai genitori cattolici”(credenti e non, solo se interessati.)
R. Mi è sembrato che per i genitori cattolici il dovere di educare i figli dovesse comprendere anche il dovere di trasmettere i propri valori morali e di difendere le nostre radici cristiane che rischiano di essere sradicate dall’invasione islamica, così ho spezzato una lancia contro il malcostume della bestemmia tra i giovani anche-per evitare che facciano figure da cafoni.
Poi, reagendo alla provocazione di coloro che, con cartel-loni in piazza e con spot pubblicitari sugli autobus, invitavano a sbattezzarsi, ho deciso di controllare se i proclami dei personaggi alla moda si fondano su realtà storiche e razionali oppure soltanto su preconcetti anticlericali. Quindi ho controllato le posizioni storiche più accreditate, tra le altre, quella dell’illuminista Voltaire che, ammette l’esistenza del “grande orologiaio”, ma si rifiutava di credere che questi potesse essere il Dio dei Cristiani ritenendo le catastrofi naturali incompatibili con l’ infinita bontà di Dio (1)
Ho confutato il matematico P. Odifreddi citando Benedetto Croce e portando le prove extra cristiane dell’esistenza dell’uomo Gesù.
Poi ho appurato che la scienza non può occuparsi di fatti fuori dal-la spazio e dal tempo, fatti non ripetibili in laboratorio, ma indirettamente ha dimostrato che, in base al 2° principio della termodinamica, l’universo non può essere Dio, perché, se l’universo fosse eterno, avrebbe avuto tutto il tempo per raffreddarsi completamente e, poiché ciò non è avvenuto, l’universo deve essere stato creato da qualcun altro.
Dunque il vero problema non è se Dio esiste o no, ma se Dio si è fatto uomo o no, e proseguendo la ricerca mi sono im-battuto in tre “segni”, che mi sono parsi particolarmente significativi per chi cerca delle conferme alla sua fede, segni che sono:
i sogni profetici di Don Bosco, descritti 100 anni prima del loro avverarsi (dunque lo spirito esiste ed è fuori dal tempo e dallo spazio);
la fotografia computerizzata delle pupille della Madonna di Guadalupe che mostrano i 13 testimoni dell’apparizione.;
la Sacra Sindone, che testimonia la morte e la resurrezione di Gesù Cristo come è stata descritta nei vangeli che pertanto trova-no una conferma della loro veridicità.
Segni concreti, fatti non opinioni, che provano che la fede cattolica non è una favola inventata dai preti, ma una realtà misteriosa che costituisce la più importante eredità da lasciare ai propri figli.
Da qui l’opportunità della riflessione sulla scommessa di Pascal che invita a chiedersi: la vita futura dell’uomo è con il Cristo risorto o si chiude in un pugno di cenere frutto della cremazione?
1). Nel 2005 lo spagnolo C. Valverde, ha trovato in una rivista del tempo, che Voltaire il 2 marzo 1778, due mesi prima di morire, dopo una forte emorragia, dichiarò per iscritto “che voleva morire nella religione cattolica nella quale era nato, domandando perdono a Dio e alla Chiesa per le offese che poteva loro aver fatto.” (Anche i peggiori nemici della Chiesa possono cambiare idea)
(Dal sito qui  si può scaricare gratuitamente l’intero messaggio riservato ai cattolici.)